Scultura - Mimmo Santacroce

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SCULTURA
(Dal latino sculpere, scolpire, intagliare), l'arte di creare e modellare forme a tre dimensioni. Tradizionalmente, se la forma realizzata è completamente libera e osservabile da più lati, si ha una scultura a tutto tondo (come nelle statue); se la scultura mantiene un rapporto con il piano di fondo, forzando l'osservatore ad adottare un punto di vista obbligato, si ha un rilievo, che si può dividere in tre categorie principali: "stiacciato" o schiacciato (in cui le forme sporgono molto poco dal fondo e a volte sono realizzate quasi solo attraverso le incisioni); bassorilievo (in cui le forme si staccano dal fondo all'incirca per metà del loro volume, creando contrasti chiaroscurali); altorilievo (nel quale le forme sono definite nelle tre dimensioni ma ancora attaccate al fondo: si determinano in questo modo effetti di notevole profondità). Secondo una celebre distinzione di Michelangelo riportata dal Vasari, si realizzano sculture o "per forza di levare", vale a dire sottraendo alla materia quanto ritenuto superfluo, fino a raggiungere la forma desiderata, o "per via di porre", cioè modellando materiali cosiddetti plasmabili. A partire dal Novecento, si è cercato di superare questa distinzione tra i due procedimenti fondamentali attraverso l'assemblaggio di oggetti e l'utilizzo contemporaneo di mezzi e materiali diversi, per produrre costruzioni, installazioni o "ambienti" la cui componente principale non è tanto la massa fisica della scultura, ma lo spazio stesso, all'interno del quale l'opera o lo spettatore possano essere liberi di muoversi, modificarsi o interagire.
Disegni e schizzi
Fin dai tempi più lontani, disegni e schizzi costituiscono la prima espressione del progetto per una scultura.
Per citare un esempio celebre, si pensi ai disegni di Leonardo per il monumento equestre a Francesco Sforza (1482 ca.). Il disegno serviva in passato anche per presentare l'opera ai committenti o come traccia per il lavoro degli assistenti.
A partire dal Cinquecento il disegno fu soppiantato dai modelli, mentre in epoca contemporanea esso ha nuovamente assunto un ruolo centrale nella progettazione artistica, costituendo, insieme alla fotografia, un'importante testimonianza delle dinamiche del pensiero dell'autore o dei cambiamenti in fase di realizzazione (come nel caso dei progetti per le installazioni e gli "impacchettamenti" di Christo).
Modelli
Il modello o maquette viene usato dall'artista per tradurre in una forma tridimensionale la propria idea dell'opera. È realizzato solitamente in scala ridotta, secondo proporzioni che ne facilitino poi la replica in grande (oppure al vero), e di norma con materiali plasmabili (quali la creta, la cera ecc.). L'impiego di modelli è molto antico, e conobbe una grande diffusione a partire dal Rinascimento quando, in accordo con i principi del neoplatonismo, il momento dell'ideazione venne riconosciuto come preminente rispetto a quello dell'esecuzione.

Tecniche e materiali
Rispetto all'antichità, molte tecniche della scultura sono rimaste sostanzialmente invariate, mentre si è enormemente ampliata la gamma dei materiali a disposizione degli artisti, che va dai tradizionali legno, pietra e metalli, alle materie plastiche, ai tubi al neon, ai proiettori, fino a comprendere qualsiasi sostanza organica e inorganica che l'artista ritiene di poter utilizzare nella propria opera.
Intaglio
È il procedimento "per forza di levare" (cioè di sottrazione della materia superflua) che va dalla prima sbozzatura fino alla definizione dei dettagli più minuti, e non offre possibilità di ripensamento. La natura dei vari materiali (spesso duri e resistenti) determina risultati molto diversi e richiede la conoscenza di tecniche specifiche. Per il marmo, Michelangelo (che riteneva che la forma fosse "prigioniera" della materia) suggeriva di immaginare di immergere il modello in una vasca colma d'acqua, e quindi di fare defluire lentamente l'acqua, in modo che le parti del corpo emergano poco alla volta dalla superficie; allo stesso modo la figura deve "affacciarsi" dal blocco di marmo e "liberarsi" da esso.
Metodi di riporto
Uno dei sistemi più antichi per replicare una scultura o passare dal modello all'opera è quello di cui parla Leon Battista Alberti nel suo De statua (1464). Strumento indispensabile era il "definitore", cioè un cerchio graduato dotato di un'asta sporgente da cui pendeva un filo a piombo: collocata la struttura in cima al bozzetto, si rilevavano i punti sporgenti della forma grazie al filo a piombo, regolato a diverse distanze lungo l'asta. Lo strumento veniva poi applicato al blocco di pietra da scolpire, sul quale si riportavano gli stessi punti praticando dei fori di profondità; quindi si procedeva all'eliminazione della materia fino a quei punti. Nelle botteghe era in uso anche un procedimento meno complesso, basato sull'uso di gabbie, squadre e fili a piombo, che consentiva il riporto dei punti solo in maniera empirica. Naturalmente, il passaggio dall'uso del blocco singolo alle sculture composte da più parti determinò lo sviluppo di nuovi metodi di misurazione. A partire dall'Ottocento si diffuse l'impiego della "crocetta", uno strumento in legno o metallo con tre punte in acciaio che vengono fissate ai corrispondenti punti di maggiore emergenza del modello: uno speciale compasso permette la rilevazione di numerosi altri punti e, quindi, una maggiore precisione nel riporto delle misure.
Scultura in legno
Sculture in legno furono realizzate fin dalla più remota antichità. I legni più usati sono quelli di media durezza (noce, cipresso, quercia, tiglio e pero) o dolci e resinosi (pino o larice), resistenti all'azione dei tarli, e comunque ben stagionati. In passato il legno era ritenuto un materiale "povero" e per questo le sculture venivano dipinte (previa stesura di una preparazione uniforme di gesso e colla), con sorprendenti effetti di verosimiglianza.
Nel XX secolo, al contrario, si è preferito mettere in evidenza la struttura del legno – fibre, colore e venature – lasciando la scultura al naturale o trattandola con una ceratura e lucidatura finale. Gli strumenti necessari per lavorare il legno sono sega, seghetto ad arco, asce, scalpello e mazzuolo, sgorbie, raspe, raschietti, carte abrasive, trapano, pialla.
Scultura in pietra
La pietra è da sempre il materiale più usato in scultura. Comunemente si associa il nome "pietra" a ogni tipo di roccia impiegato; dal punto di vista geomorfologico, le pietre si distinguono in tre gruppi principali: metamorfiche (come il marmo), ignee (come il granito e il porfido) e sedimentarie (come il calcare e l'arenaria). Ogni tipo di pietra presenta diverse caratteristiche di "durezza", ed è quindi soggetto a differenti lavorazioni che portano a diverse rese scultoree. Si può scolpire incidendo direttamente il blocco, su cui si è disegnata la figura, oppure riportandovi prima i punti fondamentali misurati sul modello. Dopo una prima sbozzatura a mazzuolo, si procede per eliminazione progressiva della pietra, lavorando con strumenti sempre meno "penetranti", dalla subbia (il pesante scalpello utilizzato per sgrossare), al trapano, alle gradine, agli scalpelli via via più fini; si conclude con la lucidatura, utilizzando raspe e abrasivi come la pietra pomice o la sabbia, ed eventualmente con la patinatura (con olio o cera). Fino al primo Rinascimento anche le statue e i rilievi in pietra venivano dipinti, come le sculture lignee.
Scultura in avorio
L'avorio è la sostanza di cui sono formate le zanne e i denti di vari animali (elefante, tricheco, ippopotamo e narvalo). Nella scultura viene impiegato sin dalla preistoria per realizzare opere generalmente di piccole dimensioni. Particolarmente notevoli sono i manufatti eburnei bizantini e quelli occidentali del periodo gotico, soprattutto francesi: si tratta di statuine, dittici, polittici, copertine di libri, dorsi di specchi ecc. L'intaglio si realizza con seghetti, sgorbie, scalpelli e strumenti abrasivi come lime e raspe; si procede quindi alla levigatura e lucidatura con carte e polveri abrasive.
Modellato
Corrisponde al procedimento "per mettere" (cioè a modellare materiali plasmabili) e interessa la realizzazione di modelli per la fusione in metallo o di bozzetti preparatori per l'intaglio, oltre che di sculture in sé finite. Il modellato permette di apportare varie correzioni in corso d'opera.
Scultura in terra
Quella in terra è probabilmente la più antica forma di scultura, grazie alla plasmabilità del materiale e alla sua facile reperibilità. Nella maggior parte dei casi, per sculture in terra si intendono opere d'argilla. Le argille si dividono in pure, refrattarie e sedimentarie; si lavorano tutte facendone un impasto con acqua. Se l'argilla è troppo grossolana o povera, è preferibile mescolarla ad altre più fini o impastarla con materiali fibrosi per ovviare alla tendenza del materiale a screpolarsi durante l'essiccamento, un rischio molto alto soprattutto se la scultura è grande e quindi modellata su un'armatura (in legno o metallo).
Le argille sedimentarie, piuttosto ricche di impurità e facili da modellare, sono comunemente chiamate crete: si modellano direttamente con le dita, oppure con spatole in legno e metallo, stecche, scalpelli. Durante le pause della lavorazione la scultura deve essere coperta con panni umidi e sacchetti di plastica, affinché non si asciughi troppo. L'argilla più pura cotta in forno ad alte temperature è chiamata ceramica. Se è a pasta porosa, si distingue in maiolica e terracotta, rispettivamente con e senza rivestimento; se invece è a pasta compatta, a seconda del colore si avranno porcellana (bianca) o gres (colorata). Perché una scultura in argilla di dimensioni considerevoli possa essere cotta senza rompersi, essa deve essere messa nel forno priva di armatura e vuota al suo interno. Quindi, una volta terminato il modellato e asciugatasi la superficie, si divide l'opera con un filo d'acciaio in due o più parti, si scava ciascun pezzo svuotandolo, quindi si ricompone il tutto incollando i vari monconi. Prima del passaggio in forno, nella scultura deve essere praticato un foro per consentire la fuoriuscita del vapore; occorre inoltre calcolare una riduzione delle dimensioni dell'opera, di circa un decimo, dovuta all'essiccazione.
Scultura in cera
La cera è un materiale insolubile in acqua, dal colore bianco-giallastro, di origine animale, vegetale o sintetica. Si plasma direttamente a mano, dopo averla ammorbidita scaldandola a bagnomaria in un recipiente; oppure si liquefa e si cola in stampi, o ancora si ritaglia a partire da spessi "fogli" in forme che vengono unite con l'ausilio di un saldatore. La cera può essere colorata con l'aggiunta di pigmenti o dipinta con colori a olio. L'artista che più di ogni altro seppe sfruttare le potenzialità della scultura in cera fu l'italiano Medardo Rosso.
Scultura in gesso
Viene praticata fin dal Neolitico: a Gerico sono stati scoperti crani umani coperti da uno strato di gesso e dipinti, risalenti all'incirca a 9000 anni fa. Il gesso va impastato con acqua fino a quando non si ottiene una miscela cremosa e senza grumi; se lasciato riposare, l'impasto "fa presa" velocemente, cioè inizia a consolidarsi, e si essicca in poco tempo. Il gesso si può lavorare sia per intaglio (da blocchi), sia per modellato, costruendo la figura su un'armatura o uno scheletro metallico, e rinforzandola con l'impiego di juta. Una volta asciutta, la scultura può essere finita con patinature a cera, olio di lino, gommalacca ecc. Per scolpire si utilizzano sgorbie, spatole, raschietti; lime e raspe servono per la finitura.
Stampi
Esiste tutta una serie di tecniche di scultura in cui si fa uso di stampi. Gli stampi accolgono l'impronta del modello costituendone una sorta di "negativo": in essi viene quindi colata una sostanza fluida o semifluida, che assumendone la forma produrrà il "positivo", cioè la copia del modello. Lo stampo viene detto a "forma perduta" se deve essere rotto per potere estrarre l'opera, una volta rappresa; se invece si può smontare, ed è quindi riutilizzabile, si chiama a "buona forma". A seconda dei materiali impiegati per accogliere l'impronta del bozzetto si hanno due tipi di stampi: rigidi (realizzati in terracotta, gesso, pietra o poliestere, e in un numero di pezzi commisurato alla complessità della forma) e flessibili (in lattice, poliuretano, caucciù, gelatine, e in uno o due pezzi). Sia gli stampi rigidi a tasselli sia quelli flessibili necessitano di una "cappa" esterna di contenimento.

Scultura in cemento e materie plastiche
L'utilizzo di questi materiali implica frequentemente l'uso di stampi. Una volta che il cemento è stato mescolato alla sabbia ed esposto all'aria, lo si cola in stampi rigidi di legno, gesso e sabbia.
Messe a punto alla fine dell'Ottocento e prodotte industrialmente, le plastiche possono essere di origine naturale o sintetica. A seconda del loro comportamento quando sono esposte al calore, si dividono in termoplastiche (che possono essere fuse senza decomporsi) e termoindurenti (che sono infusibili e insolubili); del primo gruppo fanno parte il polistirene, il PVC e il poliuretano, del secondo la bachelite, il poliestere e il silicone. Le caratteristiche delle plastiche possono inoltre essere modificate con l'aggiunta di catalizzatori, coloranti, stabilizzanti e altre sostanze come la polvere di legno, il carbone, il quarzo. Storicamente la plastica entra a far parte del repertorio di materiali per la scultura nei primi decenni del Novecento, con l'opera di Naum Gabo. Le resine metacriliche (come il plexiglas) sono generalmente trasparenti, reperibili in commercio in forma di lastre e blocchi: si lavorano per intaglio, levigatura o assemblaggio. Materie come il poliestere vengono utilizzate per impregnare e quindi rinforzare sostanze porose o, tramite colatura in stampi, per la produzione di sculture, che possono essere sia piene sia vuote (in tal caso rinforzate con fibra di vetro). Vanno infine ricordate le spume sintetiche, come il polistirolo e il poliuretano espanso, che sono estremamente facili da plasmare.
Scultura in metallo
Le sculture di questo tipo possono essere suddivise in diverse categorie a seconda del tipo di metallo impiegato: metallo prezioso (come l'oro, l'argento e il platino), ferroso (il ferro) e non ferroso (come lo stagno, il piombo, lo zinco, l'alluminio e il rame).
Particolarmente importanti sono le leghe, come l'acciaio e la ghisa (a base di ferro e carbonio), o come l'ottone (a base di rame e zinco) e il bronzo (a base di rame e stagno, la più usata per le fusioni artistiche), che sono materiali più duttili, resistenti agli urti e quindi particolarmente adatti alla scultura.
Fusione
Fin dall'antichità, i metodi di fusione più comuni sono due: quello a cera persa e quello "a sabbia" o "a staffa". Per realizzare una fusione a cera persa bisogna costruire intorno al modello originale (cioè al "positivo") una forma, cioè uno stampo a tasselli da smontare, che funga da "negativo". Si spennella quindi uno strato uniforme di cera fusa all'interno della forma ricomposta e lo si lascia raffreddare ricavando, in tal modo, un nuovo positivo cavo al suo interno. Si riempie questo stampo di cera con materiale refrattario (la cosiddetta "anima", che andrà fissata in modo che non si muova durante la fusione, pena squilibri nello spessore del metallo) e quindi si smonta la forma. Intorno alla scultura si fissa un sistema di alimentazione, fatto di cera: alla base, che poi verrà tenuta in alto, si pone una sorta di imbuto, corrispondente al foro di colata per il metallo fuso, dal quale partono dei tubicini che portano il metallo fuso nei vari punti della scultura; inoltre, vengono aggiunti dei canali per far uscire la cera fusa e degli sfiatatoi per lo sfogo dell'aria e dei gas durante la fusione. Dopo aver chiuso il positivo in cera attorno all'anima, lo si ricopre con un impasto di gesso e materiale refrattario, fino a formare uno stampo compatto di forma cilindrica. Quest'ultimo è posto in forno e cotto: la cera al suo interno fonde e va "perduta", lasciando un'intercapedine nella quale viene colato il metallo fuso. Dopo che l'opera si è raffreddata, si elimina il sistema di alimentazione e si passa alla finitura dei particolari.
Nel metodo della fusione "a sabbia", una miscela di sabbia da fonderia e argilla viene posta in una cassa-telaio nella quale il modello viene immerso per circa metà del suo spessore, lasciando un'impronta. Dopo avere collegato alla cassa i condotti di alimentazione, si spolvera il modello di talco e lo si pone nuovamente nell'impronta, lasciata essiccare (si ripete l'operazione anche con un secondo telaio, nel quale viene impressa la forma dell'altra metà della scultura; i due telai saranno poi uniti). Si versa quindi il metallo nell'intercapedine formatasi tra impronta e modello e si procede all'eliminazione dei condotti. Questo metodo viene impiegato soprattutto per la realizzazione di medaglie e bassorilievi.

Saldatura
Tramite la saldatura vengono uniti pezzi costituiti di un medesimo metallo (tramite la fusione dei rispettivi bordi) o di metalli differenti (in tal caso è necessario l'impiego di una bacchetta di metallo per saldatura, che "leghi" i blocchi). I due metodi più comuni di saldatura sono quello a cannello, in cui si fa uso di bombole di ossigeno e acetilene, e quello "ad arco voltaico", che sfrutta l'azione di un elettrodo per sviluppare altissime temperature.

Assemblaggi e installazioni
Assemblaggi e installazioni sono le tecniche scultoree più recenti e derivano da un preciso intento estetico e poetico. Per presentare i molteplici punti di vista in relazione ai quali possono essere intesi i differenti aspetti della realtà, a partire dal Novecento gli artisti hanno scelto di utilizzare ogni genere di materiali (inclusi rottami di ferro, scarti di varia natura, confezioni, stracci, cartoni) e di assemblarli secondo varie tecniche, che vanno dal collage alle "costruzioni" cubiste, dalla saldatura all'accumulazione di oggetti e così via. L'assemblaggio si è inoltre modificato nel concetto contemporaneo di "installazione" o "ambiente", dove lo spazio, un tempo occupato dalla massa fisica della scultura, può essere delimitato da elementi a volte astratti come il suono o la luce, o corrispondere a un determinato luogo geografico, o ricoprire un carattere di transitorietà, legato alla durata dell'esperienza dello spettatore o della performance dell'artista.
Copyright 2021 © Giovanni Santacroce. Tutti i diritti riservati. Ultimo aggiornamento febbraio 2024.
"...l'Arte, impressione che fa espressione."
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