La Critica - Mimmo Santacroce

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Profilo d’un pittore:
Mimmo Santacroce da San Nicola la Strada
Visitare lo studio del pittore Mimmo Santacroce, ubicato nell’elegante via Leonardo da Vinci, 142, in San Nicola la Strada – Caserta, è stato per me oltre che un dovere professionale, un momento di godimento dell’animo che nasce spontaneo dal contatto diretto con l’arte, specie quando questa sviscera la forza della genuina creatività, patrimonio dei grandi pittori come appunto è considerato Mimmo Santacroce. La mia prima impressione, dunque, è stata nettamente lusinghiera per la dominante esposizione paesaggistica alla quale si accosta ormai da anni con rinnovato e devoto raccoglimento, nel rispetto direi assoluto delle forme e dei colori. I suoi paesaggi non sono frutto di un idealismo generalizzato adattabile, cioè, a qualsiasi evenienza, imitando, come fanno certuni, le cartoline illustrate, ma i suoi quadri ricalcano scenari veri della ridente Campania, con la sua ineguagliabile, naturale bellezza, vista da un artista di questa terra felice per romanica definizione. Infatti, Mimmo Santacroce è nato in quel di Maddaloni, alle porte di Caserta, all’ombra di quella Reggia Vanvitelliana, prestigiosa residenza dei regnanti Borbonici, nel 1943. Trascorse i primi anni della giovinezza, nell’Istituto Statale d’Arte di Napoli, dove apprese l’antica tecnica della lavorazione dei metalli preziosi, ma la vocazione per la pittura ebbe su di lui il sopravvento e come un missionario si lasciò guidare verso i paesaggi inconfondibili ed eterni, pronti ad  accoglierlo a braccia aperte. Ed egli non cercò di meglio: con la forza della creatività che sgorgava spontanea dal suo cuore e dalla sua mente, sostenuto dalla fede nell’arte e dalla luce che riscalda e sublima le sue opere, raccolse a piene mani i tesori del domizio mare, le distese dorate della pianura casertana, le fresche rive dei laghi del Matese, quando non erano boschi e castelli, tutti custodi di civiltà e culture di tempi remoti. Posso dire con estrema sincerità che i quadri di Mimmo Santacroce sono un inno alla vita, un canto d’amore, sono pennellate di gioia, di poesia, gocce di teneri pensieri, prerogative dell’uomo in armonia con l’arte, con se stesso e la famiglia, con la società. Mimmo Santacroce, che adora le cose pulite, non poteva non amare la vita e viverla con ammirevole entusiasmo, dividendola con la sceneggiatura teatrale in seno alla Compagnia del Teatro Casertano "LA BARCA" che tanti successi sta raccogliendo in campo Regionale. Di Mimmo Santacroce, è utile ricordarlo, si sono interessate innumerevoli riviste e periodici, tra cui citiamo PANARTE di Firenze e PRAXIS Artistica di Rimini. Alcune delle sue opere sono permanentemente esposte a Firenze, Galleria "GABBIANO" ed a Rimini alla Galleria "MALATESTIANA". In questi giorni è presente a Bologna alla Mostra Internazionale di Pittura, dove si è imposto all’attenzione di un pubblico competente e della critica, severa ed esigente. Tra i molti artisti che ammirano Mimmo Santacroce citiamo il grande G. SCILTIAN, il quale ha avuto per il nostro parole di alto elogio. Su PRAXIS, Giuseppe Quenzatti così lo giudica: "…è proprio l’intensa partecipazione emotiva dell’autore che conferisce alle sue tele oltre il perfetto impianto descrittivo, le suggestive atmosfere che ci restituiscono momenti ed immagini vissute e viste”. Infine Armando Virgilio di Campobasso, dice di lui: "…se l’arte è un’impressione che fa espressione, se arte è immediatezza di purezza di spirito, la pittura di Mimmo Santacroce è arte".
Ed io che mi sento onorato della sua amicizia, nel condividere con gioia gli illustri giudizi, dalle colonne del nostro glorioso "PUNGOLO VERDE", faccio giungere a Mimmo Santacroce l’augurio di offrirci nuove e più esaltanti emozioni.
Antonio Maiorano
IL PUNGOLO VERDE
Anno XXXVIII – N. 1 Gennaio – Febbraio 1984

"Incontri con gli artisti casagiovesi"
MIMMO SANTACROCE
Può sembrare un luogo comune, e forse lo è, dire che se "Casagiove Città" fosse a colori potremmo rendere giustizia a Mimmo Santacroce, alla luminosità dei suoi oli, all’equilibrio cromatico in cui si traduce la percezione e l’esperienza che egli ha del reale o, almeno, di quella porzione del reale che egli ci propone.
Giuseppe Quenzatti, su "Praxis artistica" del giugno 1982, ha sottolineato giustamente come al di là di questa o quella particolare scelta di linguaggio, tutta l’opera di Mimmo Santacroce sia uno struggente "atto di amore e di fede ad un modello di vita nostalgicamente evocato… dove non si ravvisa mai la tentazione alla speculazione intellettualistica, ma si respira la sensazione del pudico abbandono al trasporto dei sentimenti".
Proprio queste motivazioni, crediamo, stanno al fondo della sua attività di scenografo a fianco di un gruppo di giovani impegnati a fare teatro, il gruppo "La Barca". Motivazioni che si potrebbero sintetizzare in voglia di esserci, voglia di proporre agli altri una concezione artistica, creativa della vita.
Mimmo Santacroce si dedica prevalentemente a ritrarre il paesaggio e le nature morte, dipingendo con olio su tela. Sue opere sono in permanenza presso la Galleria Malatestiana di Rimini. Ha sostenuto mostre personali in molte città italiane ed ha partecipato a rassegne ottenendo premi e riconoscimenti.
Santacroce è ancora un artista, tra quei pochi, che intendono la propria opera non come esibizione narcisistica della propria capacità di aderire a questa o a quella tendenza, più o meno in voga, ma come proposta di un modo di essere, individuale ma non individualista, su cui basare il dialogo e il rapporto con glia altri. Per questo concordiamo con chi ha scritto di lui che egli è poeta, poeta dagli occhi incantati "capace di estrarre anche dall’umile vaso di coccio la storia della vita che lo circonda, le reminescenze degli affetti, delle gioie e dei dolori che sono patrimonio dell’umanità".
Casagiove Città (mensile di informazione e attualità)
Anno II – N.3 – Marzo 1984

Domenico Santacroce "Mimmo"
Mimmo Santacroce tende ad esorcizzare alienazione, violenza ed angosce e ci propone la visione di un mondo forse utopico, impossibile ma certamente più sereno di quello in cui viviamo.
Un mondo visto con gli occhi innocenti di un animo sensibile e romantico, con la bontà e la poesia suggerite da un cuore che pulsa di infinito amore e rifiuta la visione di una società in degrado, vittima di un malinteso progresso che, conseguentemente, va consumando il suo patrimonio di civiltà.
Santacroce è ancora uno dei pochi pittori che non si lasciano lusingare dal "modernismo" dilagante, dall’ambizione di manifestare intellettualismo ed avanguardismo, ma preferiscono recuperare le immagini di una civiltà contadina e provinciale.
Rappresentazioni le sue, che la lasciano intuire al di là della descrizione del borgo o delle strade assolate dei "suoi" paesi, ancora tutta la sconfinata libertà dei campi e, inoltre, catturano tutta la luminosità ed il calore di un sole splendente.
Opere che vogliono ricordare a questa avvelenata "società del bisogno" oltre che dei consumi, che le frustrazioni delle mancate soddisfazioni materiali sono malattie psichiche, curabili con un ritorno a più edificanti e rasserenanti condizioni di vita semplice.
I suoi soggetti non sono pretesti per la raffigurazione manieristica, ma struggenti atti di amore e di fede ad un modello di vita nostalgicamente evocato. E’ proprio l’intensa partecipazione emotiva dell’autore che conferisce alle sue tele, oltre al corretto impianto descrittivo, le suggestive atmosfere che ci restituiscono momenti ed immagini vissuti e visti. E va detto che il tutto viene realizzato senza forzatura, oltre che con un segno delicato e preciso, anche a mezzo di un equilibrato impianto coloristico, che più della esaltazione degli effetti ricerca una più fedele aderenza alla realtà.
Una realtà però interpretata con gli occhi incantati del poeta, capace di estrarre anche dall’umile vaso di coccio la storia della vita che la circonda, le reminescenze degli affetti, delle gioie e dei dolori che sono patrimonio dell’umanità. Non si ravvisa mai la tentazione alla speculazione intellettualistica, ma si respira la sensazione del pudico abbandono al trasporto dei sentimenti. Una pittura insomma, che non abbisogna di sforzi cerebrali per essere recepita, che induce all’osservazione ed alla riflessione, che restituisce memorie e favorisce ripensamenti.
E’ naturale che una realtà elaborata sulle basi di un sogno o di un desiderio, possa non corrispondere alle concretezze dell’arida attualità e verità del contingente, ma ci piace immaginare che il mondo "vero" sia quello descritto da Santacroce. Che si avvale, pur se acquisiti da autodidatta, di corretti mezzi espressivi, che vanno dalla sapiente distribuzione dei piani costruttivi, alla ragionata stesura delle campiture, realizzate con accostamenti coloristici pacati e gradevoli. Da mettere in rilievo, inoltre, gli intensi effetti di luminosità, già precedentemente accennati, che sono una delle caratteristiche della sua pittura.
Mimmo Santacroce, a buon diritto, può ritenere di portare un valido ed onesto contributo alle vicende dell’arte.
Giuseppe Quenzatti
PRAXIS

"Mostra di sculture dell'artista Mimmo Santacroce"
S. Nicola La Strada (CE) dal 6 al 14 Dicembre 2003
Mimmo Santacroce, pittore e scultore, nasce a Maddaloni, e risiede a S. Nicola la Strada. Nella sua lunga vita d'artista ha ricevuto lusinghieri riconoscimenti da parte della critica e del pubblico. Inserito nei cataloghi Centro Artistico e Culturale Internazionale Giulio Rodinò di Napoli, Pan art di Firenze, Praxis di Rimini e CE.LI.T. (Arte Italiana per il mondo XIV volume 1993).
Temi dominanti sono: la giustizia, l'etica, il sociale, l'ambiente, la storia. Dopo l'inaugurazione della scultura "11 Settembre 2001" in Piazza Matilde Serao, a San Nicola la Strada, sabato 6 dicembre 2003, segue una retrospettiva presso il Salone delle Conferenze Real Convitto Borbonico "Madonna delle Grazie", Piazza Municipio, 12 - San Nicola la Strada, dal 6 al 14 dicembre 2003. San Nicola la Strada possiede un'altra opera scultorea dell'artista: "Il Tagliamonte", sita nell'area verde attrezzata di via E. Fermi.
Il "monte" è un termine che a San Nicola la Strada viene usato per indicare la cava, cioè uno scavo a cielo aperto per l'estrazione del tufo e il tagliamonte, ossia il cavatore, era colui che lavorava nelle cave per estrarre le pietre di tufo: si tratta di un mestiere antico, oggi del tutto scomparso, ma che risale al periodo in cui alcune cave furono aperte al precipuo scopo di ricavare pietre tufacee da utilizzare per la costruzione della reggia vanvitelliana.
Orario: dal lunedì al sabato dalle ore 17,00 alla 20,30
           la domenica dalle ore 10,00 alle 13,00 - dalle 17,00 alle 20,30
di Rosanna Marotta
www.casertamusica.com

In un mondo dove il progresso tende a sopprimere il vero rapporto uomo-ambiente, quando la natura si ribella alle troppe violenze subite, l'arte esplode come uno spiraglio di luce nel buio della tristezza, nell'aridità dell'animo umano.
Così l'arte di Mimmo Santacroce scaturisce da una visione classica della natura, in una armonia che non ha niente di ambiguo, di propriamente forzato, ma nella chiarezza delle linee è sottintesa la serenità, la continuità di una forma, molto curata, ma non sprovvista per questo di tutta quella spontaneità necessaria, da cui traspare la vera espressione artistica dell'autore: chiarezza, pulizia, serenità d'animo raggiunta senza ombra di dubbio da un sano ed intenso rapporto con la natura, in un'accurata analisi dell'ambiente approfondito nella ricerca dei particolari più significativi, per una brillante espressione, per comunicare a questo mondo grigio non solo la bellezza, la poesia, ma soprattutto l'elegante semplicità di una natura che non deve morire, ma nemmeno restare anonima.
Silvana Caiani
critico d'arte

È, quanto appena citato, l’introduzione di Silvana Caiani per una recensione di questo modulo espressivo tanto convincente, che si fa sorriso e dialoga con lo spettatore senza la necessità di intermediari.
Pacato e sobrio, dal linguaggio schietto e puro, Mimmo Santacroce, sa sempre e comunque aggiungere un palpito alla pennellata che si fa personale e comunicativa.
L’attenzione a lui dedicata da critici e collezionisti non ha mutato la natura del pittore e ciò dimostra quanto egli sia autentico, convinto e ripetiamo sincero, dote ormai sin troppo in disuso, per generale sfortuna.
Abbiamo detto dei tanti motivi per cui incontrare i dipinti, in queste pagine riprodotti, è una felicità che il lettore certamente proverà.
Lella Durando
critico d'arte

Se arte è un'impressione che fa espressione, se arte è immediatezza di purezza di spirito, la pittura di Mimmo Santacroce è arte. La luminosità, la pulizia e la chiarezza sono e restano i motivi dominanti e determinanti, mentre la tranquillità e la serenità che cristallinamente traspaiono da ogni suo dipinto creano il presupposto della vera espressione artistica.
Armando Virgilio
critico d'arte

L'artista Mimmo Santacroce è aperto alle mille problematiche e alla miriade di sollecitazioni provenienti dal mondo circostante ed è da molti anni ormai, impegnato fattivamente nel sociale, per cui la sua Arte è quantomeno sentita, viva, vera, genuina, priva di schematismi e di orpelli accademici come ci è possibile vedere nelle varie mostre e rassegne d'arte. Del resto, se l'opera riflette la personalità del suo Autore, la semplicità, la bontà d'animo, la ricchezza spirituale di Mimmo Santacroce ne connotano anche il suo fare arte.
Antonio Malmo
critico d'arte

La metamorfosi di un'artista
I mutamenti di stili, sia pittorici che scultorei, sia architettonici che poetici, sono un'esigenza, oltre che culturale, anche sociale e politica; a terminarli sono i nuovi fenomeni che la storia ci procura nel tempo. Non v'è artista al mondo, sia nell'arte visiva che in quella espressiva, che, nel corso della sua vita, non abbia subito alcun mutamento di sorta, o che non abbia dato alla sua vita artistica, sterzate nette e virulenti.
E' accaduto anche a Mimmo Santacroce, pittore e scultore fervido di Caserta, la cui vena artistica si rinnovella e muta nel tempo, nell'ordine e grado, componenti queste, che conferiscono ai suoi dipinti e alle sue sculture, valori intrinseci, facendone risaltare il rispetto e l'autorità, che le opere imprimono nella mente del fruitore attento.
La metamorfosi, nella fattispecie, è scaturita dalla ricerca accanita del bello, sovente celato nella psiche dei personaggi del tema trattato, che, una volta scorti, creano sublimi semantemi, carichi d’umanità.
Non sono pochi gli artisti grandi e grandissimi che, nel corso della loro esistenza, non abbiano subito il fascino dell'evoluzione estetica, senza la quale, le cose e l'uomo stesso, non sarebbero granché. Ascoltiamo cosa dice il francese Degas nell'enunciare il superamento dell'impressionismo: "Capire ciò che si vede va bene, ma è molto meglio capire ciò che ciascuno vede nella personale memoria". E Darwin, il grande naturalista inglese, lamenta: "Il tempo ci porta cose che prima non immaginavamo neanche; e la storia annovera le metamorfosi avvenute nel tempo, in tutti i campi dello scibile umano".
E’ un'esigenza interiore, scaturita da una sensibilità poetica, che non si accontenta, né d’una semplicità noiosa, né di figure farraginose e bugiarde, di cui, il poeta latino, Orazio, diceva: "Non amo né il meccanico, né l’astratto". E, col vostro permesso, io aggiungo: il primo è noioso, il secondo è mascherato!
Ferdinando Mosconi
critico d'arte

Copyright 2021 © Giovanni Santacroce. Tutti i diritti riservati. Ultimo aggiornamento febbraio 2024.
"...l'Arte, impressione che fa espressione."
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