Arte Concettuale - Mimmo Santacroce

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ARTE CONCETTUALE
Corrente artistica internazionale del Novecento. L'espressione "arte concettuale" fu coniata probabilmente dal gruppo inglese Art-Language, cui alla metà degli anni Sessanta aderivano artisti quali H. Hurrell, M. Baldwine, T. Atkinson, M. Ramsden e Joseph Kosuth (forse il più importante del gruppo). Nell'arte concettuale ogni procedimento artistico è inteso come atto mentale: l'arte non è altro che riflessione sull'arte, all'artista importa soprattutto approfondire il concetto stesso di arte. Per gli artisti concettuali l'opera è un mezzo visivo per comunicare un'idea o un ragionamento sul significato dell'arte: lo scopo è quello di giungere a una definizione dell'arte, mediante l'arte stessa. Precursore dell'arte concettuale fu Marcel Duchamp, che invece di rappresentare la realtà con i mezzi propri della scultura e della pittura, esponeva direttamente gli oggetti scelti, attribuendovi un titolo.
La qualificazione "concettuale" è stata applicata a diverse esperienze artistiche fiorite negli anni Sessanta e Settanta, dalla Land Art all'arte povera alla Minimal Art, accomunate dalla subordinazione del valore estetico all'idea che l'artista intende comunicare attraverso l'opera. Nell'arte concettuale propriamente detta l'oggetto esposto dall'artista diviene opera d'arte sulla base di una dichiarazione di artisticità. L'arte era concepita essenzialmente come linguaggio, al pari degli altri linguaggi e anzi con essi intercambiabile: così, la parola "rosso" poteva sostituire il colore rosso effettivamente steso sulla tela, oppure "quadrato" stava per la figura geometrica corrispondente, o ancora la definizione del vocabolario poteva accompagnare l'oggetto esposto e fotografato, a creare un effetto di eco "concettuale" (Una e tre sedie, 1965, di Kosuth è una poltroncina impagliata con accanto la sua foto e un pannello recante la definizione di "sedia" riportata da un vocabolario).
Gli artisti concettuali impiegavano i mezzi e i materiali più disparati e abbattevano ogni barriera tra i generi artistici (pittura, scultura, architettura, teatro, musica): le installazioni – strutture fisse di dimensioni spesso notevoli composte di diversi oggetti – divennero una delle forme di espressione più utilizzate. Nell'attività di alcuni artisti l'arte concettuale assunse una connotazione sociale e politica: attraverso l'opera l'autore mirava a far riflettere sul significato dell'arte in relazione al contesto storico e sociale e sul rapporto tra artista e pubblico, proponendo modalità di fruizione dell'arte alternative a quelle tradizionali. Tra gli artisti più acuti ricordiamo il tedesco Joseph Beuys e il greco Jannis Kounellis, che giunsero a esporre animali veri e utilizzarono materiali organici, come il miele e il carbone.
In Italia gli artisti più vicini a questa corrente sono Giulio Paolini, Vincenzo Agnetti e Giovanni Anselmo. Paolini opera ancora oggi una riflessione approfondita sugli elementi tradizionali dell'arte (la tela, la scultura, lo spazio, la storia dell'arte); Anselmo concepì una scultura "viva", come la Scultura che mangia del 1968 (granito e lattuga). Alla fine degli anni Settanta, tuttavia, le esperienze concettuali si erano per la maggior parte pressoché esaurite.
Copyright 2021 © Giovanni Santacroce. Tutti i diritti riservati. Ultimo aggiornamento febbraio 2024.
"...l'Arte, impressione che fa espressione."
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