Mimmo Santacroce

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Charles Baudelaire, grande poeta e critico d'arte francese dell'Ottocento, diceva del pittore romantico Delacroix: "Lago di sangue".
Anche i quadri di Mimmo Santacroce grondano sangue e palpitano, come esseri viventi, in carne ed ossa. I personaggi si muovono ed agiscono in un mondo pregno di romanticismo. Ed anche se i suoi paesaggi sono di scuola impressionistica, nei suoi orizzonti, nelle sue prospettive e nell'armonia cromatica, aleggia un'aria romantica alla Delacroix.
I suoi soggetti muliebri sono di un tepore vibranti ma delicati e forti al tempo stesso, simili alle protagoniste dei romanzi di George Sand. Infatti, il Santacroce usa il pennello come la scrittrice usava la penna: egli scava nell'animo umano e indaga, come lo psicanalista, alla ricerca dell'io, tra i meandri della psiche, per portare all'esterno la personalità artistica e per promuovere, mediante l'arte, il sublime. Egli si immerge nel progetto e si preoccupa di procurare all'attento osservatore un godimento estetico di ordine romantico.
Quindi, il pennello diventa bisturi, che sonda ed incide gli organi del corpo, eliminando il superfluo e l'inutile. Vi si scorge e, a tratti diventa palese, il concetto di amore ed odio, vita e morte, sofferenza e gioia, culminando nel trionfo d'Amore, il dio trionfatore che irrompe nella filosofia della prassi. I suoi chiaroscuri sono emblematici per la morale che vi si mesce, punendo e condannando e sferzando tutto ciò che è contro l'umano e la sua storia.
Anche nelle sue sculture in ferro, l'artista avverte l'ispirazione e l'ingiustizia sociale e politica, senza contare il fine escatologico, che suscita una riflessione filosofica di natura socratica. Nei suoi dipinti, il tempo rompe gli argini, straripa, vince; la prospettiva si colora di verde, si estende oltre l'orizzonte dove psiche, carne e sangue diventano arte ed aprono un varco al Bello, che si ammanta di tinte muliebri, tenue, duttili. L'artista viene irretito dall'estro, rimanendo in balia del sentimento, mentre la poesia, sprigionatasi dal pennello, corona l'intero plastico, diviene arte e si estetizza.
Il Santacroce, spronato dai grandi spazi, dipinge la natura di getto; gli interni ed i personaggi scaturiscono da rimembranze storiche, da una riflessione artistica, sul concetto che s'è formato; tenta una palingenesi d'un amore arcaico, che diventa attuale e partecipa alla nostra realtà.
La carica umana del pittore si trasferisce sulla tela mettendo in azione i soggetti, i quali si invitano nel loro mondo o scendono tra noi, ma sempre con lo stesso intento; quello di procurarci ciò che gli aridi e gli insensibili non conosceranno mai: il godimento estetico.
Copyright 2021 © Giovanni Santacroce. Tutti i diritti riservati. Ultimo aggiornamento febbraio 2024.
"...l'Arte, impressione che fa espressione."
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